L‘etichetta, così come la copertina per un libro, è la faccia del vino, la sua carta d’identità, che ancora prima di stapparlo e degustarlo, ci dice molto su di esso.
Sono, infatti, riportate in etichetta le informazioni principali ed essenziali, nulla è lasciato al caso… perfino le dimensioni dei caratteri sono stabilite da particolari regolamenti che ne dettano l’altezza in millimetri.
Da sempre le etichette sono di fondamentale importanza, sin dai tempi dei Greci e dei Romani; infatti, le anfore venivano marchiate con sigilli identificativi prima della commercializzazione.
Per il vino, dalla prima del 1750, ideata per lo champagne Moet&Chandon, a quelle che troviamo oggi in enoteca o nei supermercati, si potrebbe rileggere la storia del vino attraverso appunto le etichette, che talvolta sono diventate anche tele per i pennelli di grandi maestri come Picasso, Matisse e Changall.
Tra le informazioni fondamentali che devono comparire in etichetta, sicuramente il nome del vino, che può identificarsi attraverso un nome di fantasia, oppure attraverso il nome della zona di produzione (ad esempio, il Barolo), o ancora, può prendere il nome dalla varietà delle uve utilizzate (pensiamo al Sangiovese).
Anche il nome del produttore deve , chiaramente, apparire in etichetta, ed essere, per altro, anche ben visibile, seguito da categoria e denominazione, che riguardano le informazioni di qualità vigenti nel Paese di produzione.
In Italia siamo abituati a riconoscere IGT (indicazione geografica tipica), DOC e DOCG (denominazione di origine controllata, o controllata e garantita). In Francia, per esempio, troviamo AOC e Vin de Pays. A volte, a dire la verità, sempre più spesso, si indica la singola collina o vigna, quello che si definisce il “Cru” di quel vino (ad esempio, Monte Orfano per i nostri Franciacorta Biologici, o addirittura “12 pio'”, come cita l’etichetta di un nostro millesimato in riferimento appunto al nome di un appezzamento dei nostri 13 ettari).
L’annata risulta ancora facoltativa per certe categorie di vino, mentre è obbligatorio indicare in etichetta, il volume del contenitore e il titolo alcolometrico volumico effettivo, espresso in percentuale, volgarmente chiamato “grado alcolico”, insieme al numero di lotto, informazione strettamente legale che permette di risalire velocemente alla produzione di quella determinata bottiglia.
Troviamo poi informazioni facoltative come ad esempio i vitigni utilizzati, particolari diciture (es. superiore e riserva) e il numero di bottiglia.
La Riccafana… “Coltiviamo nuove emozioni”
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