Riccardo Fratus ci accoglie nel suo studio, situato proprio sopra la cantina dove nasce il suo vino. Il proprietario di Riccafana, la cantina biologica in Franciacorta situata ai piedi del Monte Orfano, sembra un’oasi di pace. Ai piedi ancora porta gli scarponi sporchi di terra, Riccardo Fratus, è da poco ritornato da un giro tra le sue preziose vigne.
Riccardo Fratus, come stanno le sue vigne oggi?
Bene, molto bene. Nonostante l’anno scorso sia stato particolarmente difficile, le nostre vigne si sono riprese benissimo. Questa è la forza del Monte Orfano. Una terra ricca e forte, ed un clima che si sposa benissimo con la vite che coltiviamo.
Una terra che lei conosce molto bene.
Questa è la terra dove son nato e cresciuto. Riccafana è di proprietà della mia famiglia da prima che io nascessi. Io ho sempre guardato con grande fascino alla tenuta, i boschi e le vigne appollaiate alle pendici del Monte Orfano.
Quando ha capito che questa terra sarebbe diventata anche il suo lavoro?
È una storia lunga. Ho cominciato ad appassionarmi alla cantina, che a quel tempo era destinata solo ad una piccola produzione, una volta tornato dal militare. Erano i primi anni 90. La mia famiglia possiede anche l’albergo Touring a Coccaglio, e io sarei dovuto andare a lavorare lì.
Poi cosa è successo?
Poi, dopo un paio di anni durante i quali alternavo il lavoro in albergo a quello in cantina, ho deciso di dedicarmi interamente a quella che era la mia più grande passione. Fare vino. Ho comunicato la mia decisione a mio padre, che inizialmente non la prese benissimo…
Cosa le disse suo padre?
Ricordo ancora perfettamente cosa fece. Era il luglio del 1997, e mi fece andare nei filari alle 6,30 di mattina. Mi diede una pala e mi mise a zappare gli appezzamenti Riccafana, questo per tutta estate. Pensava che lasciassi, ed invece alla fine della stagione ero più innamorato di prima di quella terra.
Da lì in poi è cominciata la sua storia in Riccafana
Sì, da quel momento mi sono dedicato interamente, anima e corpo alla cantina. Quando cominciai a lavorarci la produzione era bassa, non più di 20mila battute, pensate quasi esclusivamente per le necessità dell’albergo. Oggi siamo a 12omila bottiglie e esportiamo in tutto il mondo.
Una crescita continua. Come ha fatto?
Mi sono subito innamorato del processo e della produzione del vino. Ho studiato, assieme agli esperti cantinieri e agli agronomi la nostra terra, le nostre uve e il nostro vino. Ho cercato di infondere nelle bottiglie quella stessa passione che ho sempre avuto per la mia terra.
Con lei è arrivata anche la svolta del biologico
Sì. Ho capito prima che diventasse una moda, che il rispetto per la terra è la chiave del successo. Ho creduto sin da subito nella coltivazione biologica e nel rispetto della terra come strumenti per creare un vino di qualità. Dopo di me sono arrivati molti altri. Ma all’inizio degli anni duemila eravamo in pochi a credere e dare fiducia alla nostra terra.
Qual è la sua più grande soddisfazione?
La mia più grande soddisfazione è vedere il consumatore finire la bottiglia con gioia e piacere. Questo per me vuol dire aver offerto una storia, un gusto ed uno sguardo sul mondo agli altri. I miei vini sono questo: sono un dialogo continuo tra la mia terra, le mie passioni e la gente che ha la fortuna di conoscerle.
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