Sfatiamo alcuni miti e spieghiamo quali sono i punti di forza nel produrre vini Franciacorta biologici.
L’agricoltura convenzionale utilizza prodotti chimici per la fertilizzazione e la difesa delle piante che comportano, nel tempo, effetti negativi sulla salute umana: molto complessi e di difficile valutazione poiché i pesticidi possono agire anche a dosi infinitesimali, avere azione mutagena e cancerogena, alterare il metabolismo (provocando ad esempio il diabete) e le funzioni del sistema immunitario, endocrino e riproduttivo.
Per ridurre gli effetti legati all’uso dei pesticidi in agricoltura e limitare quindi il rischio espositivo degli agricoltori, si punta sempre di più ad un’agricoltura sostenibile ed è così che il biologico guadagna un posto importante nelle filiere produttive.
Un alimento è biologico quando rispetta la logica della vita, della natura, e i suoi ecosistemi. Un modo nuovo insomma di pensare, dove l’uomo non è più il padrone ma un fulcro, dove la natura è la vera sovrana e gli animali, il suolo, le piante, l’acqua e l’aria chiudono il cerchio del meraviglioso ecosistema terrestre.
Ora nello specifico ci concentriamo sul BIO nel mondo vitivinicolo ed enologico, e vediamo insieme cosa vuol dire fare Franciacorta BIOLOGICO.
“Non è questo il punto della discussione” – spiega Angelo Divittini, dottore agronomo con la specializzazione in Produzioni Vegetali ed in particolare nel settore Vitivinicolo, consulente della cantina in Franciacorta Riccafana e da sempre convinto sostenitore dell’agricoltura biologica. Il vino BIO non è necessariamente “più buono” di quello convenzionale; la parte organolettica non cambia. L’unica vera certezza di fare biologico è che il vino BIO deve essere buono almeno quanto i convenzionali, e soprattutto il fatto di essere un vino biologico non deve rappresentare un alibi ad eventuali difetti, che restano comunque intollerabili. Se poi pensiamo che fare BIO abbia un valore etico ed ambientale oggettivamente superiore, automaticamente il vino BIO potrebbe creare un maggio appagamento nel consumatore, ma questo è solo un fattore psicologico!
“Assolutamente no” – dichiara deciso Angelo: questa convinzione, spesso diffusa nell’immaginario collettivo, è non solo fasulla e superficiale, ma anche scorretta nei confronti di chi, pur essendo convenzionale e non BIO, conduce il lavoro agronomico e struttura le lavorazioni di campagna con massima serietà, e imposta una strategia enologica di tipo conservativo.
Nessuno ha la sfera di cristallo per prevedere quale sarà l’andamento del settore vitivinicolo nei prossimi anni, ma alcuni dati attuali lo fanno presagire, e fanno anche ben sperare! Sicuramente il fenomeno del biologico è ormai di portata internazionale e comprende i più svariati settori agricoli e non. Tutto questo fa pensare alla possibilità concreta futura di avere un distretto completamente BIO. Oggi, tra le colture già certificate BIO e quelle che hanno già intrapreso la strada della conversione si contano circa 2000 ettari. E’ già una cifra significativa , ma diventa esorbitante e densa di valore se pensiamo che gli ettari totali coltivati sono circa 3000!
“Sicuramente fare Franciacorta BIO costa qualcosa in più al produttore”- dice Angelo – “ed è il costo relativo alla campagna: la gestione del suolo è molto molto più costosa se si segue la filosofia e il protocollo biologico. Non sono ammessi diserbi, fitofarmaci, niente di chimico, le operazioni sono curate con sapienza e dedizione dagli operatori, il cui essere qualificati e competenti è un requisito imprescindibile. In annate pessime dal punto di vista climatico si spende di più in trattamenti e si possono ahimè verificare delle perdite lievi di prodotto. Altro costo aggiuntivo è quello del personale, che appunto deve essere più numeroso e più qualificato, oltre ad un parco macchine più ampio per chi” – conclude con un sorriso – “vuole essere sereno”.
Per un produttore scegliere di fare BIO è una presa di posizione etica importante e di grande responsabilità: è una dichiarazione d’intenti verso la conservazione e la salvaguardia del patrimonio che abbiamo ricevuto in eredità dai nostri avi, e che a nostra volta lasceremo ai nostri figli.
Chi usa il protocollo BIO solo ed esclusivamente come strategia di marketing non è deprecabile, ma sicuramente parte dai presupposti sbagliati!
Dal punto di vista organolettico i due sono, o meglio devono essere assolutamente equiparabili. Come spiegava Angelo nella prima domanda, il fatto di essere BIO non può né deve rappresentare un alibi per eventuali difetti o alterazioni del vino.
Sotto il profilo ambientale e per un discorso etico, senza dubbio è migliore il vino biologico: la sua produzione e tutte le fasi di coltivazione e lavorazione mirano ad una maggior conservazione del suolo, riducono l’inquinamento, sono atte alla valorizzazione della sostanza organica e implicano una conoscenza completa, e da lì un rispetto profondo dei cicli naturali.
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