Dopo una piccola sosta, ripartiamo oggi con il “Giro del Mondo dei Vitigni”, che fa tappa su uno dei vitigni Italiani più diffusi, al punto che le aree coltivate coprono l’11% della superficie viticola nazionale: Il Sangiovese.
Il Sangiovese è, oltre che il vitigno più diffuso in Italia, insieme al Barbera, anche uno tra i più antichi: secondo alcune testimonianze, era noto già agli Etruschi. Le origini e la provenienza del Sangiovese rimangono però incerte, parzialmente avvolte dal mito; le prime informazioni sicure risalgono al XVI secolo, quando il Sangiovese viene citato con il nome di “Sangioveto” da Soderini, autore del primo trattato sulla coltivazione della vite.
Anche riguardo al nome, coesistono teorie incerte e numerose leggende: secondo alcuni, Sangiovese deriverebbe da “sangiovannese“, ovvero originario di San Giovanni di Valdarno; altri, invece, ipotizzano che il nome possa essere fatto risalire a forme dialettali che rimandano alla precoce maturazione di questo vitigno, pronto proprio in occasione della antica festa di San Giovanni, a fine Giugno. Un’ulteriore scuola di pensiero vedrebbe un collegamento con il termine francese “joueller“, ovvero aggiogare, fissare a dei sostegni.
E’ invece dato certo l’incredibile e innumerevole varietà di tipologie di Sangiovese oggi esistenti in Italia, dove quest’uva a bacca rossa è diffusa in Toscana, Umbria, Marche ed Emilia Romagna, e nel mondo, dove il Sangiovese è coltivato con buoni risultati in California e in Argentina. La moltitudine di varianti e cloni del Sangiovese, è raggruppata e divisa in due tipologie principali: il Sangiovese grosso, che da risultati eleganti a Montalcino, potenti in Maremma e austeri nel Chianti, e il Sangiovese piccolo, a cui fanno riferimento le varietà ben fruttate diffuse in Romagna.
Dal punto di vista viticolo, sono numerose le sfide che il Sangiovese può scatenare: il germogliamento e la maturazione precoce, insieme all’alta produttività, sono caratteristiche di difficile gestione, che comunque non impediscono il raggiungimento di risultati eccellenti, in cui sono sempre ben apprezzabili le caratteristiche comuni di qualsiasi varietà, selezione o clone di Sangiovese: la spiccata naturale acidità, che lo aiuta a conservare una buona longevità dal punto di vista enologico, con vini importanti, gradevoli e mutabili nella loro espressione nel tempo e, sul piano enogastronomico, a sposarsi con la ricca e variegata tradizione culinaria Italiana.
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